Calderoli strumento del CERN

Una delle foto usate dal CERN

Quando ho saputo la notizia dei neutrini che viaggiano più veloci della luce ero davanti al mio pc e stavo quasi per chiudere tutto perché dovevo scappare: venti minuti dopo ero imbottigliato nel traffico e viaggiavo da un punto x (casa mia) a un punto y (la posta) a una velocità di tre chilometri orari. Il primo pensiero che ho avuto è che sarei voluto essere un neutrino.  Poi ho pensato che avrei potuto risparmiare qualche nanosecondo anch’io se avessi imparato i loro segreti. Quindi appena tornato a casa mi sono messo a studiare i neutrini: questo è quello che ho scoperto.

Tanto per cominciare il neutrino se ne frega. Di tutto. La luce incontra un pianeta e accondiscende alla sua forza di gravità. Il neutrino invece tira dritto. Quindi possiamo desumere che il neutrino è la particella con la puzza sotto il naso e non bada alle regole.

Lezione n°1: I semafori rossi vanno bruciati e i vigili ignorati.

Il neutrino per sua natura va dritto (puzza sotto il naso e avversione alle regole, abbiamo detto), ma se incontra qualcosa lungo la sua strada lui gli passa attraverso. Stime probabili valutano in 1 il numero di interazioni che il nostro corpo ha con i neutrini nell’arco di un mese. Questo significa che di tutti i miliardi di milioni di migliaia di centinaia di decine di neutrini che ci attraversano strafottenti in un mese, solo uno sbatte e interagisce col nostro corpo.

Lezione n°2: Per quella volta nel mese che ti capita una vecchina sulle strisce, tirala sotto.

Il neutrino viaggia molto, attraversa le galassie ma non si ferma nei villaggi vacanze come il turista medio europeo. È più simile a un giapponese sull’autobus. Il CERN non ha ancora stabilito se sono dotati di macchinetta fotografica. Per colpa di questa sua natura così indipendente anche l’esperimento ha incontrato grosse difficoltà. Prima hanno dovuto imbottigliare i neutrini in un tunnel circolare rivestito di foto di Calderoli. I neutrini non volevano toccare le pareti e sono rimasti nel tunnel il tempo necessario ai ricercatori per osservarli e conoscere il nome di uno di loro: il neutrino Marcovaldo (i neutrini hanno anche nomi spocchiosi), hanno tolto una foto di Calderoli in direzione del Gran Sasso e tutti i neutrini sono fuggiti da lì.

Un ricercatore era pronto a riceverli. Appena sono passati ha urlato: – Marcovaldo! – e il neutrino ha risposto: – Tutto bene grazie – proseguendo il suo viaggio. Dobbiamo ringraziare Marcovaldo per averci fatto comprendere la più importante lezione del neutrino all’umanità.

Lezione n°3: Anche se ti conosce per nome, è uno scocciatore.