Ho voglia di cancellare tutto. Voglio restare bianco, piatto, completamente vuoto. Niente passato né futuro. Fino a limare l’ultimo secondo prima e dopo il presente. Arrivato a quel confine impercettibile che circonda quello che chiamiamo “adesso”, aggredire anche quello. Bucare la pellicola che lo riveste per farne uscire l’aria. Svuotare tutto. Trasformare l’esistenza in un film che vedo e non vivo, farne un film muto, poi in bianco e nero, fino ad arrivare alla pellicola e realizzare la sua divisione in immagini ferme. Distruggere il movimento che rende le cose vive, vedere che l’attimo, e dopo di lui il prossimo e quello dopo ancora, scivola come sabbia nella mano e finalmente sparisce.

(Nessuno Stefano è stato maltrattato durante la scrittura di questo post.)