Oggi ho detto una cosa importante e poi mi sono fermato. Non ho aggiunto altro, né ascoltato la risposta. Mi sono girato a guardare indietro, verso il punto in cui avevo iniziato a parlare perché ero sicuro di aver visto qualcosa.
A volte gli scienziati dicono di aver avuto un’intuizione, di aver visto un risultato prima di conoscere il perché di quel risultato. Per questo inventano esperimenti assurdi per dimostrare le ipotesi, perché devono trovare la strada per arrivare a quella cosa, altrimenti nessuno li crederà. Io ho camminato lungo tutta la fila di parole: sembrava un binario che mi indicava dove cercare. Ho seguito il percorso a ritroso fino alla prima lettera della prima frase e lì c’era un salto da fare: dovevo andare al discorso precedente. Ma sono pigro e parlo tanto, l’idea di proseguire non mi attirava e invece di continuare mi sono guardato intorno. A volte anche la pigrizia ti fa scoprire qualcosa: si può girare l’angolo. Se vai dritto raggiungi un altro discorso e poi un altro e un altro, all’infinito. Ma non ti accorgi mai di cosa c’è lì dietro: c’è un’altra frase. Raccontato così sembra ben poca cosa, se non fosse che dietro l’angolo di quello che si è detto c’è quello che si sarebbe voluto dire.
Al primo sguardo mi sono chiesto a cosa potesse servire tutta quella roba così vera. Poi ho pensato che anche la frase pronunciata era vera, a guardarle sembravano due oggetti identici. Ma tra loro c’era una differenza, come tra qualcosa di impolverato e qualcosa di estremamente pulito. Allora ho pensato che fosse importante questa distanza, forse era nascosta lì la cosa che avevo visto. Per guardare meglio sono entrato nello spazio tra le parole dette e le parole che avrei voluto dire. E ho scoperto una cosa incredibile, che a immaginarsi un esperimento per farci arrivare le persone ci si potrebbe passare la vita. Lì in mezzo, in uno spazio piccolissimo che io non capisco come faccia, ci vive la felicità.