di J. D. Salinger

Le parole di Salinger si muovono con la stessa lucidità e dolcezza dei movimenti di un giocoliere. È in grado di passare mezzo libro ruotando intorno all’unico personaggio assente: assente dal suo matrimonio e assente anche dalla storia. “Alzate l’architrave, carpentieri” è questo: quattro o cinque personaggi che ruotano intorno a un vuoto. Lo sposo che non si presenta al matrimonio e suo fratello in macchina con alcuni invitati della sposa. Da questa premessa la prima parte non si stacca più. Non c’è spiegazione, c’è solo la conoscenza dei personaggi e del loro rapporto (o dei loro pregiudizi) sullo sposo. E più girano a vuoto e più diventano reali.

La seconda parte si intitola “Seymour, introduzione.” e con un titolo così ci si aspetterebbe la spiegazione dell’assenza di Seymour, lo sposo di cui sopra. Ecco la storia che mancava prima, ecco perché non si è presentato, ecco che fine ha fatto Seymour. Questo è il pensiero del lettore, mentre il progetto di Salinger è più ampio (qualcuno direbbe “vuoto” e dal punto di vista narrativo se ci riferiamo a questo libro preso da solo non gli si potrebbe dare torto). Infatti tutta la seconda parte non è altro che un lungo saggio su Seymour scritto dal fratello. È un altro passo verso l’astratto, l’assenza e la descrizione. Il numero di personaggi si riduce a due (Seymour e il fratello narratore/scrittore del saggio), la storia non esiste più, si passa da aneddoti alla descrizione fisica di alcune parti del viso, da episodi familiari alla passione per la poesia e la sua capacità di scrivere versi. Se riuscite a entrare nello spirito troverete squarci di grandissima umanità che valgono la lettura, ma la loro bellezza e la loro profondità varranno la lettura solo se sosterrete la difficoltà nel raggiungerli.

Per chi scrive:
Conosci a fondo i tuoi personaggi.